“Prospettive - Visioni da un’altezza umana” è un’indagine visiva sulla relazione tra spazio, percezione e centralità dell’uomo nel paesaggio contemporaneo. 
Il progetto nasce da una riflessione sull’antropocentrismo e sulla visione rinascimentale del mondo, che pone l’essere umano come centro ordinatore della realtà. Ogni fotografia è costruita intorno a una prospettiva centrale rigorosa, nella quale il punto di fuga coincide con la linea d’orizzonte posta a 1 metro e 80 centimetri d’altezza, ovvero la mia altezza in fase di scatto. Questo elemento non è solo tecnico: invita l’osservatore a occupare idealmente il mio stesso punto di vista, suggerendo un’esperienza di visione condivisa, ma allo stesso tempo guidata e riflessiva. La composizione è geometrica, simmetrica, perfettamente stabile. La sovraesposizione controllata cancella il superfluo, alleggerisce l’immagine, accentua la forma e il disegno del paesaggio. La scena appare così nitida, silenziosa, sospesa sottolineando paesaggi costruiti e manipolati, dove la presenza dell’uomo – anche se non sempre visibile – è tangibile attraverso le sue architetture, le sue tracce invasive. L’immagine non vuole semplicemente rappresentare uno spazio, ma interrogare un’idea di mondo: quello che l’uomo ha costruito a sua immagine e somiglianza. Una finestra, come il vetro di Albrecht Dürer, su un paesaggio dominato dalla prospettiva e dall’uomo che impone una visione escludendone altre. Mi interrogo su cosa vediamo, da dove guardiamo, e quanto il nostro sguardo sia parte attiva del mondo che abbiamo costruito.