MEDUSA

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Il Tirreno

La femminilità è liquida. Nell’acqua si nasce e nell’acqua si muore. Il fuoco è maschile.
Nel medioevo il maschile esprimeva la sua violenza contro il femminile per mezzo del fuoco: il rogo per la femmina strega. Ma l’acqua, femminile, può spegnere il fuoco.
E’ liquido l’elemento femminile che uccide l’elemento maschile!
 Il fuoco può vincere l’acqua solo lentamente, facendola evaporare, ma ha bisogno di consumarla a poco a poco. Mentre l’acqua è più forte: può sopprimerlo in un attimo!
Federico Fellini, La città delle donne


Secondo gli ultimi dati dell’ISTAT, in Italia il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni (6 milioni e 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o psicologica.
Sia i numeri sia i fatti di cronaca portano a una medesima conclusione: la parità tra donne e uomini resta un traguardo lontano che si può raggiungere grazie alle istituzioni ma anche attraverso campagne di sensibilizzazione della società civile.
La violenza sulle donne è purtroppo sempre più parte integrante della nostra cronaca quotidiana, per questo bisogna saper comunicare e analizzare i fattori che sono la causa di questa recrudescenza.
Il progetto Sguardo su Medusa vuole puntare un riflettore sulla violenza di genere e su come l'immagine della donna venga percepita nella società moderna.
L’obiettivo è quello di aumentare la sensibilizzazione sulle diverse forme di violenza presenti nella società e promuove la riflessione sul fenomeno del maltrattamento delle donne che le Nazioni Unite definiscono come “qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata”.

Medusa, donna bellissima e desiderata da tutti, era la sacra sacerdotessa di Atena ed incarnazione della purezza. Poseidone, superbo Dio dei mari, accecato dal desiderio di possederla, si avventò sulla vergine nel tempio. Atena punì Medusa trasformandola in una creatura mostruosa e portatrice di morte: i capelli divennero un groviglio di serpenti velenosi, la sua bocca fu armata con zanne di cinghiale e chiunque osasse incrociare il suo sguardo sarebbe stato pietrificato.
Medusa divenne quindi vittima due volte: non solo oggetto di violenza ma colpevole di averla subìta. Molti guerrieri, spinti dal potere mortale del suo sguardo, vollero la sua testa ma solo Perseo guardandola riflessa nel scudo regalatogli da Atena, riuscì a porre fine alla sofferenza di Medusa decapitandola.
L’eroe semi-dio portò in dono la testa ad Atena che la posò al centro del suo scudo oplon come estrema rappresentazione di un atto di forza.


D’Angelo è prima di tutto artista concettuale che usa il mezzo fotografico come lente di ingrandimento della sua ricerca sui grandi interrogativi dell’uomo moderno; in questo caso usa come espediente un parallelismo storico-artistico tra la figura di Medusa nella mitologia e quello della donna che da vittima di violenza viene trasformata dall’uomo in carnefice involontaria.
Le teste di donna sono riprese da D’Angelo in studio fotografico secondo una composizione minimalista in uno spazio asettico che focalizzano il nostro sguardo, come una lente, su un mondo sospeso e ci fanno riflettere sulle contraddizioni socio culturali della nostra realtà.
Le fotografie del progetto Sguardo su Medusa sono da vedersi come un unicum, dove la somma di ogni singolo elemento compone l’opera: il risultato è il coinvolgimento in prima persona dello spettatore, passando da soggetto a oggetto e viceversa, sentendosi non solo coinvolto ma pietrificato dallo sguardo di queste moderne meduse.
La poetica di D’Angelo è contraddistinta da una netta pulizia formale e da una capacità di trasformare la realtà ritratta in medium di contemplazione dove il tempo si azzera e tutto viene ridotto all’essenzialità.
Sguardo su Medusa intende far riappropriare l’arte del suo antico ruolo di elemento di educazione attiva alla vita, di crescita e di arricchimento personale nonché di denuncia sociale.
Medusa diventa così l’espediente per raccontare le donne di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali, di tutte le nazioni del Mondo: tutti i soggetti mostrano la coscienza che hanno del proprio sesso. Sotto la chioma di queste moderne Medusa ritroveremo quegli stessi occhi mitologici che gridano giustizia.
Il fruitore sarà non più soggetto passivo ma acquisirà consapevolezza che l’opera d’arte ha una funzione non soltanto estetica ma sociale, provocatoria ed emozionale.
D’Angelo come Bailey elimina l’artificiosità del mezzo e della posa e riproduce la donna come segno. Attraverso un volto neutro personifica l’impersonale dando voce al mito di una donna la cui unica colpa è voler vivere.

Lorenzo Belli

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