Mare Meer Sea Mer Mar
"Il ritmo vertiginoso del
cambiamento svalorizza tutto ciò che potrebbe essere desiderabile e desiderato
oggi, contrassegnandolo fin dall'inizio come lo scarto di domani, mentre il
timore di essere scartati che trasuda dall'esperienza del ritmo vorticoso del
cambiamento induce i desideri a essere più avidi, e il cambiamento stesso a
essere più rapidamente desiderato..."
Zygmunt Bauman , Vite di scarto
La
ricerca “MareMeerSeaMerMar”
intrapresa nel 2017 da Florian D’Angelo abbraccia la complessità e la
natura itinerante di processo di scoperta, acquisizione e studio delle
dinamiche ambientali dedicate all’ecosistema marino.
L’aggravarsi dell’emergenza ambientale legata allo spreco di risorse e ai temi
legati al riscaldamento globale rendono l’opera di D’Angelo ancora più attuale.
L’utilizzo di mezzo fotografico per documentare l’inquinamento marino è andato
di pari passo a quello della performance attraverso mezzi di comunicazione
tradizionali come l’apposizione di manifesti pubblici e la presenza in gallerie
e sedi museali istituzionali.
La sua ricerca ha incluso partner istituzionali, enti ed esperti in campo di
conservazione della biosfera, includendo workshop e giornate dedicate alla
conoscenza del problema dell’inquinamento che, partendo dalle spiagge toscane,
si fa globale.
D’Angelo ci interroga sul ruolo della nostra specie e sull’impatto che abbiamo
sul pianeta che ci ospita come ineludibile effetto collaterale del progresso
economico. Con la sua opera denuncia lo stato dei mari attraverso il materiale
ritrovato sulle nostre spiagge: macerie che appartengono all’uomo e che a
questo ritornano come relitti di una società che produce più di quanto
richiesto. Questi oggetti, scarto della nostra società dei consumi, sono
riprodotti dall’artista in maniera
assoluta, decontestualizzati dall’ambiente circostante, come relitti senza
tempo e senza spazio.
Nel suo lavoro c’è un tema iconografico che riguarda la natura e la sua
mutazione in relazione all’uomo e sono ineludibili al confronto teoretico.
La percezione che ognuno di noi ha sull’opera di D’Angelo è complessivamente
varia ma lo spettatore è coinvolto e stimolato ad avvicinarsi per comprendere
la relazione tra uomo e ambiente. Questo paradigma può essere sciolto in
maniera attiva, prendendo come assunto l’uomo tiranno dei sui tempi o in
maniera passiva, come teoria dell’abbandono perché si tratta di scarti rispetto
a cui non è concepibile alcun riciclaggio ecologico, sociale, economico.
I rifiuti e il loro scarto sono il simbolo dell’accelerazione dei tempi e rappresentano
ciò che a tutti i costi vogliamo rimuovere, fino a dimenticarcene: questi ci
appaiono come rovine ineludibili delle nostra società per i quali proviamo una
centra empatia in quanto ci appartengono ma verso i quali abbiamo già elaborato
il lutto e creato una distanza verso questi.
La dimensione escatologica dei rifiuti, degli scarti è legata tanto all’archeologia dei saperi di Foucaultiana
memoria, che ci dà il diagramma di stato di un’opera, quanto alla funzione
sociale di attivatore sociale; anche D’Angelo vuole stimolare il singolo
fruitore riattivando il pensiero critico, la sua opera diventa mezzo e fine di
comunicazione sociale e l’artista diventa curatore e primo spettatore di se
stesso.
Gli scatti di D’Angelo sono dispositivi di analisi che indicano come cartelli
il pericolo prossimo lungo la strada di sviluppo da noi intrapresa.
Lorenzo Belli
Mare #Trittico 94x42cm- Stampa fotografica Fine Art, 2023
Mare #Trittico 94x42cm - Stampa fotografica Fine Art, 2023